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Accordo Regione Emilia-Romagna/CGIL CISL UIL: come far apparire eccezionale l'ordinario

Il 6 luglio scorso è stato sottoscritto un accordo tra regione Emilia Romagna nella persona dell'assessore alla salute Raffaele Donini e CGIL, CISL e UIL. L'accordo è stato presentato come qualcosa di eccezionale con enorme sacrificio da parte della regione e contrattazione con il coltello tra i denti, con tanto di volantini, da parte delle organizzazioni sindacali...nulla di tutto questo.

L'accordo sottoscritto il 6 luglio scorso era un atto dovuto, altrimenti la regione Emilia Romagna era inadempiente.

Come tutti sapranno (...o forse no) ad inizio di ogni anno vengono finanziati i fondi per il cosiddetto trattamento accessorio con il quale vengono pagati: le indennità notturne (2,74€ per ogni ora lavorata dalle 22 alle 06), le indennità festive (17,82 € per ogni giornata lavorata), la pronta disponibilità (20,66 € per 12 ore), le indennità di turno (4,49 € oppure 2,07 per ogni giornata lavorata su 3 oppure 2 turni), l'indennità intensiva, sub-intensiva (4,13 € per ogni giornata lavorata) e di malattie infettive (5,16 € per ogni giornata lavorata), indennità di assistenza domiciliare e per chi lavora al sert (5,16 € per ogni giornata lavorata), indennità di rischio radiologico (103,29 € mensili), la produttività collettiva (circa 1700 € all'anno), le fasce retributive (da 70,37 € del D1 a 409,58 € del D6) lo straordinario e altro).

Quindi ad inizio di ogni anno le aziende fanno un bilancio preventivo con tutte queste voci, perché se in un anno x io spendo 10, nell'anno x+1 successivo spenderò sempre una cifra intorno a 10.

Arriva un virus imprevisto e, ad esempio, la sola spesa delle indennità di malattie infettive sono aumentate di almeno 30 volte il solito, così come il numero di ore di straordinario. In seguito alla riorganizzazione delle aziende sanitarie si è dovuto adeguare il numero di personale in servizio (visto lo scempio del turnover dal 2009 in poi), così che nella sola regione Emilia Romagna sono state fatte 9000 assunzioni. Allora, se la matematica non è un opinione, la regione ha qualche milione di euro di debito con infermieri e oss che hanno lavorato nei reparti covid (tra indennità intensiva-subintensiva e indennità di malattie infettive), la regione ha qualche milione di euro di debiti con infermieri e oss che ha spremuto nei reparti chiedendo straordinari su straordinari. Infine la regione ha più di qualche milione di euro di debiti con i 9000 operatori, per lo più sanitari, neo assunti ai quali deve pagare tutto il salario accessorio elencato in precedenza. Tutti questi debiti non potrebbero essere onorati visto che esiste un Decreto Legge, il n. 75 del 2017, che all'articolo 23 comma 2 dice che "dal 1/1/2017 le risorse destinate annualmente al trattamento accessorio non può superare il corrispondente importo determinato per l'anno 2016". Nel 2020 i decreti legislativi 18 e 34 e la legge di bilancio 183 avevano messo delle risorse per onorare i debiti in deroga al D.L. 175/2017 e alla regione Emilia Romagna erano state assegnate risorse per 36 milioni di euro.

Il 2021 è un altro anno poco bello dal punto di vista pandemico con tutte le ripercussioni sul salario accessorio del personale del SSR. Quindi la domanda che si deve fare la regione è: come fanno le aziende a pagare il salario accessorio ai dipendenti a ai nuovi assunti? Ed è qui che possiamo trovare il senso dell'accordo del 6 luglio scorso: cercare un modo per poter onorare i debiti contratti con i lavoratori in seguito alla pandemia. Così sono stati stanziati 30 milioni per il trattamento accessorio e 20 milioni per recuperare le prestazioni ordinarie che si sono accumulate a causa della pandemia.

Nulla di eccezionale, l'accordo è un atto dovuto senza il quale le aziende, e quindi la regione, sarebbero state inadempienti. Quindi, cari signori, potete fare tutti i volantini che volete e ingannare chi non sa, ma l'accordo sottoscritto rientra nell'ordinario, anzi forse è proprio un atto dovuto.

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